Da marzo dell’anno scorso, gli sci club di tutta Italia hanno dovuto affrontare prove sempre più difficili, dovendo garantire la sicurezza sia degli atleti e sia degli allenatori in pista e durante le trasferte, dividendosi tra le necessità dello sport e quelle delle famiglie.
Esigenze nuove a cui molti hanno risposto grazie a un’attenta e scrupolosa organizzazione, consci che le sfide da affrontare sarebbero state innumerevoli.
Per questo abbiamo chiesto al direttore dello sci club Sestriere, Maurizio Poncet, di raccontarci la sua esperienza durante questa stagione.
Ciao Maurizio, quali sono stati i fattori da analizzare e le difficoltà maggiori di questo periodo?
In primis, le spese economiche da affrontare: pulmini aggiuntivi, allenatori in più. Altro discorso invece riguarda la sicurezza dei ragazzi e delle loro famiglie. Le trasferte purtroppo sono state dei punti difficili: sia il trasporto in pulmino, sia il soggiorno in hotel. Abbiamo cercato di mettere i ragazzi in camere perlomeno doppie, di tenerli a distanza, di organizzare i pasti in tavoli separati.
Qual è stato il momento di maggiore stress di questa stagione?
I problemi grossi sono saltati fuori ai primi allenamenti, dove hanno partecipato molte persone, in autunno. Durante l’estate abbiamo fatto molto attenzione, si in ghiacciaio sia per la preparazione atletica. Li non abbiamo avuti alcun caso. Come sci club siamo stati fortunati: abbiamo avuti casi tra i famigliari ma non tra i ragazzi.
Gli sci club sono vere e proprie valvole di sfogo per ragazzi che da tempo erano chiusi in casa: un ruolo sia educativo sia sociale
Poter sciare si è rivelato importante non solo per i più grandi che devono affrontare gare importanti, ma soprattutto per i piccolini, per tenerli insieme. Per noi sarebbe stato problematico perdere un anno, non solo a livello tecnico, ma anche a livello psicologico. Tutti gli sci club in Italia sono stati bravi nel gestire questa situazione.
Secondo la tua opinione, sciare sicuri si può?
Si se c’è attenzione da parte degli allenatori e delle famiglie, ma anche dei ragazzi più grandi. Io credo che se tutti fanno la loro parte e se si presta attenzione, si riesce a fare un lavoro ben fatto e non far perdere anni a ragazzi che già l’anno scorso hanno perso le manifestazioni più importanti. Quest’anno abbiamo iniziato a fatica, ma sta andando avanti discretamente bene, considerando che a differenza della Coppa del Mondo, non possiamo avere manifestazioni con tamponi per tutti gli atleti.
Chiara Nobis
(giornalista, allenatrice federale)