O.K. Corral a Lenzerheide

A CURA DI LORENZO FABIANO

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Nella bufera di Kranjska Gora sorride la Francia che fa doppietta: primo Noel, secondo Muffat-Jeandet. Chapeau. Correggiamo: a sorridere è una parte di Francia, perché ce n’è un’altra che invece piange. Dopo il gigante stravinto da Marco Odermatt, nello slalom Alexis Pinturault aveva un’occasione d’oro per rifarsi, allungare in classifica di coppa del mondo e presentarsi alle finali di Lenzerheide con un margine, se non di sicurezza, almeno ragguardevole sul biondino svizzero. E invece niente: 31 lunghezze erano, e 31 son rimaste. Un nulla. Quarto dopo la prima manche, Monsieur Pintù ha malamente inforcato un palo dopo poche porte nella seconda ed è uscito mestamente di scena a capo chino.
Non gliene va bene una, ultimamente: dopo aver gettato al vento una medaglia d’oro in gigante che sotto le Tofane aveva già al collo, si è iscritto al festival dello sciupo. E con notevole successo.  Chissà che gli frulla per la testa, ma pare prigioniero dell’ansia. Una coppa del mondo che doveva già essere sua, si è clamorosamente riaperta proprio alla vigilia del suo atto finale sulle Alpi svizzere. Il favorito è ancora lui, che per far punti dalla sua ha quantomeno una gara in più rispetto al suo diretto avversario, lo slalom, ma lo stato di fiducia con cui si affaccia all’appuntamento che gli vale la carriera, non è certo dei più incoraggianti. Al contrario di Odermatt, che invece non ha proprio nulla da perdere.
In passato aveva davanti un mostro come Hirscher, poi gli è saltato fuori Kilde: questo doveva essere l’anno di Alexis Pinturault per mettere finalmente le mani sulla prima coppa del mondo della carriera.  Sul più bello gli è spuntato Marco Odermatt, fiore che era destinato a sbocciare e a fare la storia dello sci nel prossimo futuro. Un talento purissimo, cristallino con un temperamento da campione.
Nell’adrenalina delle finali, l’aspetto psicologico conta più di quello tecnico e dal punto di vista nervoso il francese non è messo benissimo. Ora, l’unica cosa che deve fare, se ci riesce, è dimenticare e mettersi tutto alle spalle per approcciare le gare di Lenzerheide come se fossero una nuova stagione. Non sarà facile.  Può a questo punto succedere di tutto, anche che la sfida si possa risolvere all’ultima gara in programma. Epilogo che ci rimanderebbe al 1975, quando Thöni e Stenmark duellarono sul Ronc di Ortisei in un parallelo leggendario fino all’ultima porta. Non disputando Odermatt lo slalom, l’O.K. Corral sarà il gigante di sabato prossimo. Una gara che potrebbe restare nella storia dello sci alpino.
Detto questo, lo slalom di Kranjska Gora più che una gara di sci, complici i cumuli di neve e una tracciatura nella seconda manche a dir poco scriteriata, ci è parso uno di quei fil rouge che Guido Pancaldi e Gennaro Olivieri si inventavano ai vecchi Giochi Senza Frontiere. Bravo Alex Vinatzer a chiudere all’ottavo posto. Nello slalom di Lenzerheide, l’Italia potrà schierare solo lui e l’highlander  Manfred Mölgg: sarà quello il giorno di un passaggio di consegne: il Next Generation del nostri sci.

 

Lorenzo Fabiano

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