Vincono neve, nebbia e vento. Gli sci rimangono mestamente nelle ski room. La bufera azzoppa le finali di coppa del mondo a Lenzerheide, con tanti saluti allo spettacolo. Ci si attendeva un atto finale appassionante come non si vedeva da anni. Due grandi sfere di cristallo da assegnare sul filo del rasoio: Pinturault e Odermatt divisi da 31 punti, Vlhova e Gut-Behrami da 96. Tutto era in ballo quindi. Ora, dopo le cancellazioni dovute al maltempo delle discese e dei supergiganti, non più. A scanso di improbabili colpi di scena, ci rimettono Marco Odermatt e Lara Gut, ma più ancora una coppa del mondo che ne esce assai scalfita. Lo scorso anno la partita venne chiusa in anticipo a causa dello scoppio della pandemia; vinsero Aleksander Kilde e Federica Brignone, al comando delle classifiche al momento dell’accensione del semaforo rosso. Buon per noi, ma sportivamente parlando non fu certo il massimo. Siccome al peggio non c’è fine, non bastasse il Covid quest’anno ci si son messe di mezzo pure le nuvole.
Odermatt ha ancora disposizione il gigante per il sorpasso su Pinturault, il quale potrà però contare sull’asso nella manica dello slalom (senza lo svizzero) per il game over. Lara Gut ha visto svanire le due occasioni, discesa e superG, per poter mettere la freccia. Avrà pure lei il gigante a disposizione; dovesse anche vincerlo, non le basterebbe perché a Petra Vlhova sarà comunque poi sufficiente andare a punti in slalom per portarsi a casa la coppa. Insomma, con il taglio delle gare più favorevoli ai loro diretti avversari, il francese e la slovacca hanno in pratica le mani sulla coppa del mondo. I loro contendenti son rimasti con le armi spuntate: a Lenzerheide si vince grazie alle lancette del barometro, senza confrontarsi in pista. Non è nostra intenzione togliere nulla a nessuno, sia chiaro, ma una domanda ci pare sia il caso di porla: è corretto tutto ciò? Dal punto di vista sportivo che valore ha una coppa del mondo che per il secondo anno consecutivo si presenta monca al traguardo e viene decisa da contingenze che nulla hanno a che vedere con gli sci in pista? In barba alla retorica del politicamente corretto, ciò che più ci spiace è il rischio di vedere perdere lo sport. Perché la partita dovrebbe essere sempre ad armi pari. Ma nelle nubi di Lenzerheide ormai le armi, pari non son più. E allora che partita è?
Lorenzo Fabiano