Le Olimpiadi di Pechino al via con le prime medaglie azzurre e con un interrogativo. Davvero la Cina punta a diventare una superpotenza anche negli sport invernali e in particolare nello sci alpino? Almeno per ora la risposta è nei numeri, davvero impressionanti. I praticanti si stimano in circa 300 milioni, con ben 800 stazioni sciistiche fra cui molte indoor. Un mercato enorme che ha attratto i grandi marchi del calibro di Atomic, Salomon e Leki oltre a quelli come Doppelmayr e Leitner che si occupano di impianti di risalita e sistemi di innevamento artificiale. Proprio in questo comparto gli investimenti cinesi sono stati massicci. “E’’ il futuro dello sci” ha sentenziato Bernhard Russi.
Il pluricampione svizzero ispezionando i campi di gara a Yanquing ritiene che ormai non ci sono più differenze fra neve naturale e artificiale. Un elogio ai cinesi che hanno voluto garantirsi piste innevate sempre e comunque grazie ai “cannoni” di ultimissima generazione. Nonostante ciò da giorni sui social girano immagini che mostrano il perfetto manto bianco sulle piste di gara che contrasta con i colori delle montagne circostanti, desolatamente senza neve.
Fatta la neve però bisogna creare i campioni. Per questo la federazione cinese non ha badato a spese, mettendo in moto una organizzazione titanica. Dal 2017 ha selezionato in giro per il mondo i migliori tecnici sul mercato. Austriaci ed italiani fra cui Franz Gamper, Heinz Peter Platter e Max Toniut. Lo staff è volato in Cina per costruire da zero la nazionale di sci alpino. Impresa non certo facile perché gli atleti di livello erano davvero pochi. Così, oltre a seguire i migliori, i tecnici hanno messo in piedi un secondo livello attingendo, incredibile ma vero, dal pattinaggio velocità e dallo short track. Equilibrio e centralità gli elementi da cui partire per costruire degli sciatori agonisti di alto livello. Sono stati selezionati una cinquantina di giovani, poi ridotti a venti, divisi fra uomini e donne, che hanno trascorso diversi mesi in Europa non solo per allenarsi ma anche per acquisire i punteggi Fis.
In Cina intanto si lavora anche su un altro fronte: costruire il Tomba o la Shiffrin del futuro. Lo sci è diventata materia scolastica obbligatoria e così in diverse località di montagna accade qualcosa di impensabile per noi europei. “Sette giorni su sette, ho visto ogni giorno almeno una decina di autobus che scaricavano studenti di diverse fasce di età a cui venivano impartite lezioni di sci per almeno due ore” il ricordo dell’allenatore friulano Toniut che nel 2019 era in Cina a Wanlong, due ore di macchina a nord di Pechino. Il governo ha fatto anche di più, prevedendo incentivi fiscali per le famiglie i cui figli ottengono risultati agonistici nelle squadre nazionali.
Per la cronaca di queste ore, nel gigante femminile che ci ha regalato l’argento della Brignone, la migliore atleta di casa è arrivata 40ma, Fanying Kong con un distacco abissale dalla vincitrice. Ma la lunga scalata ai vertici dello sci alpino, per la Cina è solo questione di tempo.
STEFANO BUCCAFUSCA
(Capo Redattore Tg la7)