JANNIK SINNER NELLA STORIA

Ieri

Oggi

 

Dallo sci ai vertici del tennis mondiale
un esempio di umiltà e modestia

Una bella storia quella di Jannik, come bello è il suo volto, il suo sorriso e la sua persona.

Jannik nasce a Sesto Pusteria, un piccolo paese in Alto Adige, inizia a sciare all’età di 3 anni come è normale che accada nel posto in cui è nato; quello che invece non è normale è l’attitudine subito mostrata per questo sport da parte di Jannik con le prime gare ed i primi risultati che lo fanno subito primeggiare nella sua categoria.

A 12 anni però c’è una svolta nella sua vita.
Viene chiamato da Riccardo Piatti a Bordighera che lo vuole nella sua accademia perché intravede in lui quelle doti di campione che Jannik non tarderà poi a dimostrare in tutti i campi del mondo.
Jannik lascia quindi il suo paese per trasferirsi a Bordighera.

Sembrava una delle tante storie di molte famiglie che, animate da facile entusiasmo, finiscono  per caricare i ragazzi di pesanti responsabilità, senza poi riuscire a conseguire i risultati agonistici sperati.
Invece l’esperienza di Jannik è diversa.
Jannik infatti ha portato con sé a Bordighera gli indissolubili valori che gli aveva trasmesso la sua famiglia ed il posto dove era nato e cresciuto.
Saranno proprio questi valori ad accompagnarlo durante tutta la prestigiosa carriera sportiva e gli daranno la forza per superare tutte le difficoltà incontrate.

Adesso, dopo la vittoria agli Australian Open, è sin troppo facile spendere parole di elogio e tributare gli onori ad un campione indiscusso del tennis mondiale, attuale n.4 del ranking, con ancora grandi potenzialità. Yannick negli ultimi tempi ha vinto praticamente tutto: la Coppa Davis ed il trionfo agli Australian Open in finale con Medvedev dopo aver eliminato in semifinale il n.1 del mondo al quale ha concesso solo  un set.
Il pensiero corre al bambino che lascia la sua famiglia ed il paesino di origine alla volta di Bordighera, a tutti i sacrifici che questo ragazzo ha dovuto affrontare lontano da casa e dalla sua famiglia a soli 12 anni a contatto con un ambiente tutto sommato nuovo per lui.

Certo, come lui anche tanti altri ragazzi affrontano percorsi simili in varie discipline sportive ma soltanto in pochi riescono a centrare l’obiettivo ed a cogliere i risultati agonistici sperati; questi sono coloro che hanno saputo coniugare il talento, di cui li ha dotati la natura, con le capacità di affrontare e superare le difficoltà, dentro e fuori dal campo.
Jannik è uno che ce l’ha fatta, una favola a lieto fine la sua, richiesto ed applaudito  in tutti i prestigiosi tornei  con  gli sponsor che gareggiano tra loro per accaparrarsi la sua immagine.

Gli Australian Open hanno avuto 1.200.000 spettatori e sono stati seguiti da 2 miliardi di persone di tutto il mondo.
Nel discorso durante la premiazione degli Australian Open, Jannik ha rivolto un pensiero ai propri genitori ed a Sesto Pusteria, suo paese d’origine.
Jannik non ha dimenticato in quel momento di apoteosi e di trionfo che la sua bella storia è partita da un piccolo paesino dell’Alto Adige che ha consegnato al mondo del tennis un campione indiscusso come forse mai se ne erano visti prima in Italia.
Jannik è consapevole che la sua forza risiede nei valori che gli sono stati trasmessi dai propri genitori umili e modesti e dalle proprie origini  e lo comunica al mondo intero.
Il passaggio di Jannik dallo sci al tennis,  mentre da un lato consegna al tennis un campione di chiara fama, d’altro lato ha tolto allo sci un atleta che sicuramente avrebbe fatto parlare di sé anche in quella disciplina.

Non è raro che ragazzi dotati di particolare talento pratichino una disciplina con successo sino ad una certa età per poi cambiare radicalmente sport ed ottenere eguali e maggiori successi; restando nel tennis, il pensiero va a Flavio Cobolli, un ragazzo del 2002, cresciuto nel settore giovanile della Roma Calcio che a 13 anni ha scelto il tennis nonostante le insistenze di Bruno Conti (all’epoca responsabile del settore giovanile della Roma) il quale ha fatto di tutto affinchè  Flavio continuasse  la strada intrapresa con il calcio.
Anche Flavio Cobolli, come Jannik, quest’anno ha partecipato agli Australian Open, dove, partendo dalle qualificazioni ha superato due turni nel tabellone principale.
Le storie di ragazzi eccezionali che riescono ad avere successo superando molteplici difficoltà, devono costituire un esempio per le nostre generazioni; questi ragazzi hanno fatto della modestia, dell’umiltà e dello spirito di sacrificio le loro principali virtù ed è proprio su queste virtù che hanno saputo costruire il loro successo.

Sono queste storie di ragazzi modesti e con spirito di sacrificio, a farci pensare che forse non tutto è perduto, che i valori, quelli veri esistono ancora; le storie di ragazzi come Jannik e Flavio devono essere portate come esempio nelle famiglie, nelle scuole.
I mass media devono occuparsi di loro  e delle loro storie; raccontare come si costruisce il successo nella vita e nello sport.
In Italia esistono molti giovani talenti che si sono distinti nel mondo non solo nello sport ma anche nello studio, nella cultura, nella scienza ecc….
Parliamo di loro, facciamoli conoscere, raccontiamo le loro storie, i sacrifici fatti da questi ragazzi e dalle loro famiglie per arrivare, come nel caso di Jannik, nel tetto del mondo; siamo sicuri che seguendo questi esempi e raccontando le loro storie, le nostre generazioni potranno avere un punto di riferimento in più e con ogni probabilità il futuro potrà essere migliore.

 La Redazione

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