Calice di fiele

A CURA DI LORENZO FABIANO

Passi tutto il resto, ma questa è davvero dura da mandare giù.
Perché non c’è nulla di peggio che una medaglia di legno a un mondiale.
Ma siccome al peggio non c’è mai fine, questo quarto posto di Dominik Paris, condiviso con Marco Odermatt,è un calice di fiele bello pieno: già veloce in prova, in gara il carabiniere della Val d’Ultimo era un missile sparato fuori dalle Tofane; aveva l’oro in tasca, lo ha purtroppo buttato nei due passaggi cruciali in cui tutto si sarebbe deciso: la ‘esse’ di entrata al salto Vertigine e la micidiale diagonale che conduceva al salto Ghedina e da lì sin giù al traguardo di Rumerlo.
L’impressione è che spingesse sin troppo e non abbia quindi saputo modularli abbastanza per resistere alla forza centrifuga che ti scarica verso il basso.
Ha perso linea e ha dovuto correggerla per restare nei confini del tracciato.
Nonostante le due brusche frenate, è arrivato a sei decimi da Vincent Kriechmayr, segno che la vittoria era lì ad un passo.
«Non sono riuscito a fare quello che volevo fare. Peccato, avevo ben chiaro in testa cosa avrei dovuto fare, ma nono riuscito a tradurlo in pista. Ho fatto  fatica sui tornanti e l’entrata nella traversa mi ha portato un po’ in basso, ho sbagliato nei tratti dove avrei dovuto rimanere vicino e poi fare la differenza in basso, è andata così e non possiamo porre rimedio. La pista era buona come fondo, forse muoveva qualcosina in più sul ripido. Io cerco sempre di fare il meglio di me, non credo di dovere dimostrare nulla, per me le gare rimangono un divertimento, sono logicamente un po’ deluso ma guardiamo avanti» ha spiegato Paris.
Analisi onesta che non fa una grinza.
Bravissimo Christof Innerhofer, sesto a nove decimi, che sulla pista dove due anni fa si ruppe il crociato mettendo a rischio la carriera, ha liberato la mente dagli spettri del passato sciando come sa fare. In piedi ci alziamo dinanzi alla grandezza di Vincent Kriechmayr, che con la medaglia d’oro in discesa ha bissato il successo in super G.
Una doppietta nella velocità che ci rimanda a Bode Millernel 2005 a Bormio e Hermann Maier a Vail nel 1999.
Il suo nome sta ora scritto nei grandi dello sci alpino. Che su un tracciato tortuoso, emergessero le qualità tecniche di chi ha tanta sensibilità nei piedi non è un caso. L’austriaco l’ha spuntata per un solo centesimo sul tedesco Sander, sorpresa della giornata; bronzo a Beat Feuz, il numero uno dei discesisti in circolazione.
La nostra amarezza si tramuta in un nodo alla gola pensando allo sfortunatoFlorian Schieder e al suo ginocchio che in una micidiale torsione ha fatto crack.
Da brividi quanto ha combinato il francese Maxence Muzaton, autore di una piroetta  a 360°da stadio del ghiaccio con i pattini ai piedi, che mai avevamo visto prima  su una pista da sci. È successo anche questo. Si chiude così la prima settimana di un mondiale che, rimasto ai box per le bizze del tempo, è finalmente decollato.
Non è invece decollato l’azzurro, sin qua sbiadito e a secco di medaglie.
Ma le occasioni davanti per regalarci un sorriso, su tutte il gigante femminile, le abbiamo. Vero però che dobbiamo fare qualcosa di più per afferrarle e farle nostre.
Domani si ricomincia con le combinate alpine, e chissà…
Coraggio Italia!

 

 

Lorenzo Fabiano

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