Proviamo a dare i numeri? Proviamo.
Jasna, 6 marzo 2016; prima MikaelaShiffrin.
Jasna, 6 marzo 2021; prima Mikaela Shiffrin.
Due slalom a distanza di cinque anni, stesso luogo, stessa storia e stessa musica. Balla la statistica: 69ma vittoria in coppa del mondo, a venticinque anni (tra una settimana saranno ventisei), 45ma tra le porte strette. Un’altra pagina di epica per la più grande sciatrice di tutti i tempi, in rimonta e per di più in casa di Petra Vlhova, la sua più forte e agguerrita avversaria di questi ultimi anni. La grazia che ha la meglio sulla potenza, è qualcosa che ricorderemo a lungo. Altro da aggiungere? No, un aggettivo al posto di un altro, sarebbe uno sfregio allo Zanichelli. Facciamo così, mettiamoceli tutti esaurendo il dizionario dei sinonimi. Detto ciò, la slovacca s’inchina ma incassa 80 preziosi punti in coppa del mondo; ora è a 107 da Lara Gut, e il gigante di domani sui Monti Tatra le mette una di fronte all’altra in quella che si preannuncia come una resa dei conti. Petra Vlhova avrà poi a disposizione i due slalom di Åre prima di giocarsi tutto con la signora Behramiin un gran finale adrenalinico all’atto conclusivo di Lenzerheide. Dalla Slovacchia arrivano buone notizie per noi: ventiduesima dopo la prima manche, Martina Peterlini ha scalato 15 posizioni nella seconda chiudendo settima: per la ventitreenne di Rovereto è il miglior risultato della carriera. In quote rosa, facciamo il pieno in gigante, discesa e superG; l’ascesa di giovani talent in slalom è la ciliegina che ci mancava. Bene così.
Dispacci da Saalbach. Venerdì, mentre era saldamente in testa alla prima delle due discese in programma, recuperi di Wengen e Kvitfjell, Dominik Paris si era piegato alla forza maggiore delle nubi. Ieri a Vincent Kriechmayr, Beat Feuz e Matthias Mayer. Quarto, il rocker della Val d’Ultimo a completare il poker d’assi. Risultato che con la sola discesa alle finali di Lenzerheide lo mette fuori dai giochi per quella coppa del mondo di specialità che rimane il suo vero obiettivo della carriera e che invece con ogni probabilità rimarrà per il quarto anno di fila in Svizzera a casa dell’amico Beat Feuz. Impresa, va detto, che per «Domme» era assai difficile nella stagione del suo rientro dall’operazione al ginocchio dello scorso anno. Ha ritrovato il podio nel tempio di Kitzbühel sulla «sua» Streif, ha riassaporato la vittoria a Garmisch, e al mondiale sotto le Tofane se l’è giocata andando a tanto così da una medaglia. Paris è tornato a fare quello che sa, andare veloce sugli sci; e in un’annata che al via poneva solo punti interrogativi, può bastare. Onestamente, non gli si poteva chiedere di più, non vi pare?
Lorenzo Fabiano