Sventola ancora la bandiera sotto le Tofane.
Croce bianca in campo rosso; per noi la croce è invece rossa in campo bianco e sventola all’infermeria da quella maledetta domenica del 31 gennaio in cui nella nebbia di Garmisch Sofia Goggia ha dovuto dire addio al mondiale di casa.
La discesa era la sua gara, in coppa del mondo ne aveva vinte quattro su cinque; volava la Sofi. L’unica a batterla quest’anno era stata la svizzera Corinne Suter, lo scorso dicembre a Val d’Isere quando la bergamasca fu seconda. E alla fine, guarda un po’, la più veloce nella corsa all’oro sul traguardo di Rumerlo, è stata proprio l’elvetica. E non a caso, intendiamoci.
Giovedì a Cortina Corinne Suter aveva battezzato il suo mondiale con l’argento in supergigante alle spalle della compagna di squadra Lara Gut; le premesse quindi, c’erano tutte. La bionda ticinese, favorita alla vigilia per lo scettro di regina della velocità, si è dovuta accontentare del bronzo, bruciata per l’argento dalla sorprendente tedesca Kira Weidle.
Dalle nostre ragazze c’era poco da attendersi, se non un miracolo.Ne abbiamo messe tre nelle prime quindici, e l’ottavo posto di Irene Curtoni, a 83 centesimi da Suter, non è certo da buttar via. Ma in una gara secca, come un mondiale o un’olimpiade, sono consolazioni che valgono poco.
Rimane, invece, un magone grande così non solo per aver chiuso le gare veloci a secco di medaglie, ma soprattutto per non aver potuto giocarcela ad armi pari potendo calare in pista il nostro asso. Nella discesa di domani può girarla però Dominik Paris, il più veloce in ambedue i test cronometrati sulla Vertigine, pista che non ama, ma con la quale un pezzo alla volta sta costruendo un buon feeling. In lui sono riposte le speranze per il primo sorriso azzurro. ‘Domme’ ha spalle large, non fa calcoli e sa far correre gli sci; poi serve anche altro. Magari uno spicchio di quella fortuna con cui l’Italia dello sci è in credito.
Lorenzo Fabiano