Grazie Cortina

A CURA DI LORENZO FABIANO

«Il quarto posto è una posizione un po’ sfigata. Ti fa un po’ male, anche se il mio distacco dal terzo posto è abbastanza elevato. È però un piazzamento che mi dà fiducia dopo un gennaio molto difficile».
Onesto e lucido Alex Vinatzer, bravo a non accampare scuse e a complimentarsi con i due norvegesi Sebastian Foss-Solevaag e Henrik Kristoffersen rispettivamente oro e bronzo nello slalom mondiale sul pendio del Drusciè che ha chiuso il mondiale di Cortina.
Tra i due scandinavi, si è piazzato l’austriaco Adrian Pertl, al comando al termine della prima manche, il meno accreditato sulla carta del Wunderteam.
Ci ha fatto sognare il giovane Alex: bello e ritmico nella sua danza nella prima frazione con quelle punte degli sci che guardavano sempre a valle verso il campanile di Cortina, quasi volesse far sonare le campane a festa. È un talento naturale, abbina la freschezza della meglio gioventù alla determinazione di un carattere di chi sa ciò che vuole. Ci piace questo ragazzo gardenese, perché non solo scia bene, ma parla anche bene. Una virtù non da poco di questi tempi (ogni rifermento alle infelici prestazioni verbali di Federica Brignone dopo un parallelo che ha premiato una sua compagna di squadra, non è casuale).
A 21 anni è comunque quarto a un mondiale; certo, il sogno lo ha accarezzato come tutti noi, e vorremmo ben vedere, ha poi fatto tutto il possibile per coltivarlo, ma sulla sua strada ha trovato gente che a ora di pranzo sulla salina della Drusciè A ha saputo far correre gli sci più di lui. Dopo un mese di gennaio da incubo, si è chiuso nel silenzio, ad allenarsi a testa bassa; ha premuto il tasto ‘canc.’, ha rimosso ogni negatività, e ha saputo ricaricare le batterie e ripartire. Abbiamo così ritrovato il Vinatzer che a dicembre aveva saputo incantarci in Alta Badia e a Madonna di Campiglio.

Il miglior frutto del nostro sci è lui. Ha solo margini di crescita davanti verso un futuro che non può che essere suo. E il fatto che un simile patrimonio sia in buone mani, non fa che alimentare il nostro ottimismo.
La sua è stata la terza medaglia di legno azzurra al mondiale in casa, dopo quelle di Dominik Paris in discesa e di Elena Curtoni in combinata. Tuttavia, l’unica per cui al solo pensiero ancora rischiamo un attacco d’ulcera, è quella del rocker della Val d’Ultimo; perché Paris sulla Vertigine era il più veloce, e la gara l’ha buttata.
Succede anche ai grandi campioni, è un ingrediente della crudele bellezza dello sci.
Per quanto si è visto, è quella l’unica medaglia che ci manca all’appello.
È andata contro le previsioni; l’Italia ha pescato dove magari non ce lo aspettavamo, oro di Marta Bassino in parallelo e argento di Luca De Aliprandini in gigante, ed è invece rimasta a bocca asciutta dove poteva vantare i maggiori crediti, su tutti la discesa libera maschile e il gigante femminile.
Rispetto a due anni fa ad Åre, nello zainetto abbiamo un bronzo in meno (fu nel Team Event); per il resto il raccolto è lo stesso; oro e argento allora, oro e argento oggi. Ma va detto che a Cortina siamo arrivati senza un carico come Sofia Goggia, assenza che alla fine ha pesato come macigno. E non poteva essere altrimenti.
Il mondiale celebra due corazzate alpine come Austria e Svizzera; ci ha restituito il sorriso di Mikaela Shiffrin, la sciatrice più grande di ogni tempo; e infine premia una nazione come la Norvegia, che aveva più atleti in visita dall’ortopedico che in pista.
È stato un bel mondiale, luce sulle Dolomiti in un’epoca della nostra storia segnata dal buio. Al di là di come è andata, a noi basta questo. Lo sci ci ha fatto battere forte il cuore; ci ha dato vita in un momento in cui ne abbiamo tutti davvero bisogno.

Grazie Cortina.

 

Lorenzo Fabiano

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